Nelle sale italiane arriva La verità negata, il film che
racconta il processo che vide contrapposti un negazionista e la storica
Deborah Lipstadt. Ecco la sua storia.
Si intitola La verità negata il film che racconta le vicende della storica Deborah Lipstadt, studiosa che nel 1996 dovette difendersi in tribunale dalle accuse di diffamazione mosse dal negazionista dell’Olocausto David Irwing.
La particolarità del sistema giudiziario britannico, però, imponeva
proprio alla Lipstadt il cosiddetto onere della prova: insomma, doveva
dimostrare che l’Olocausto era davvero accaduto, e che Irwing mentiva ignorando a bella posta le evidenze storiche. Un intrico giudiziario che è appunto il cuore pulsante del film con Rachel Weisz nei panni della storica e nelle sale italiane dal 17 novembre.
LA STORIA IN PRIMA PERSONA
Da una parte l’alterazione più bieca dei fatti, dall’altra la verità
incontrovertibile della Storia, che Deborah Lipstadt ha studiato e
difeso in decenni di carriera, per tutta la sua vita. Ebrea
lei stessa, nata a New York da padre tedesco e madre canadese, si è
ritrovata a vivere la Storia in prima persona. Nel 1967 si trovava in
Israele per un anno di college, proprio allo scoppio della Guerra dei sei giorni.
Lipstadt è stata chiaramente sempre molto attenta alle proprie radici,
cercando di coglierne origini e diramazioni. Ecco perché, dieci anni più
tardi, tornata ormai da tempo a New York, conseguì un dottorato in storia ebraica.
IL LIBRO DELLA POLEMICA
Dopo aver insegnato nelle università per tanti anni, nel 1993 pubblicò un libro intitolato Denying the Holocaust: The Growing Assault on Truth and Memory.
Un volume scritto per denunciare, una volta per tutte, la sistematicità
con cui un numero crescente di sedicenti storici producevano mole di
pagine per negare l’Olocausto. Fu proprio quel volume a scatenare David
Irwing, che non sopportava di essere definito negazionista. Ma, alla
fine, la corte non poté fare altro che dare ragione a Lipstadt e la
reputazione di Irwing ricevette finalmente un duro colpo.
UN IMPEGNO SENZA FINE
Lipstadt ha raccontato i giorni del processo in un libro che è stato pubblicato anche in Italia: La verità negata. La mia battaglia in tribunale contro chi ha negato l’Olocausto
(Mondadori, pp. 411, 17 euro). Proprio dal racconto di queste pagine è
tratto il film. Quella, però, non è stata l’ultima battaglia di
Lipstadt, che è sempre stata molto attenta a come si parla di Olocausto
nei discorsi di politici e media. Nel 2007, ad esempio, ha accusato di ‘Negazionismo soft‘ «quei gruppi di persone che rifiutano di celebrare il Giorno della memoria
a meno che non venga data uguale rilevanza ai pregiudizi anti-musulmani
(concetto espresso riferendosi a un caso particolare, ma che non si
applica solo ai musulmani, ndr)». Inoltre, nel 2011, ha
condannato i politici israeliani americani che sono soliti usare l’idea
di Olocausto per giustificare politiche contemporanee.
David John Cawdell Irving
David John Cawdell Irving (Hutton, 24 marzo 1938) è un saggista britannico, specializzato nella storia militare della seconda guerra mondiale. È l'autore di una trentina di libri, tra cui Apocalisse a Dresda (1963), La guerra di Hitler (1977), La guerra di Churchill (1987).
La reputazione di Irving come storico è stata ampiamente screditata dopo lo scoppio di una violenta polemica con la storica statunitense Deborah Lipstadt, cui seguì una causa per diffamazione intentata nel 1996 da Irving stesso contro la Lipstadt e l'editore Penguin Books. Nella successiva sentenza - che rigettò la causa, dando torto a Irving - la corte osservò che Irving stesso era un "attivo negatore dell'Olocausto", antisemita e razzista, nonché "associato con degli estremisti di destra che promuovono il neonazismo"[1][2].
Il giudice affermò anche che Irving aveva "per le sue ragioni
ideologiche continuativamente e deliberatamente manipolato e alterato
l'evidenza storica"[1].
David Irving fu arrestato in Austria
l'11 novembre 2005; il 20 febbraio 2006 fu riconosciuto colpevole da un
tribunale per "aver glorificato ed essersi identificato con il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi", cosa che in Austria è punita, secondo la legge della Verbotsgesetz
e in base a tale sentenza fu condannato a tre anni di reclusione. Dopo
essere rimasto in carcere per 400 giorni (fino al 21 dicembre 2006), lo
scrittore britannico fu scarcerato in seguito alla sentenza della Corte
d'Appello.
Il negazionismo
Nel 1977 Irving pubblicò Hitler's War (tradotto in italiano nel 2001): uno studio sulla seconda guerra mondiale analizzata attraverso il punto di vista di Adolf Hitler.
Grazie all'amicizia personale con alcuni reduci tedeschi o con le loro
famiglie, Irving riuscì ad avere accesso a documenti fino a quel momento
sconosciuti, quali memoriali o epistolari privati. Irving descrisse
Hitler come un personaggio estremamente intelligente, versatile,
razionale, il cui principale fine era quello di incrementare la
prosperità e l'influenza della Germania in Europa e nel mondo.
Rovesciando completamente le interpretazioni correnti, egli scaricò la
responsabilità della guerra sui leader alleati, in particolare Winston Churchill,
del quale criticò aspramente la testarda avversione nei confronti di
una pace successiva alla Campagna di Polonia del settembre 1939.
Irving definì l'Operazione Barbarossa del 1941 come una "guerra preventiva",
cui il dittatore tedesco sarebbe stato forzato per prevenire una
probabile aggressione sovietica. Irving - all'epoca non ancora approdato
al negazionismo dell'Olocausto - affermò che il Führer
non giocò alcun ruolo nell'ambito delle politiche di sterminio contro
gli ebrei e le varie altre categorie di perseguitati, non essendo
nemmeno a conoscenza di tutti questi fatti, essendone stato volutamente
tenuto all'oscuro da Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich
fino alla fine del 1943.
Questo imponente saggio produsse varie
reazioni: alla benevola accoglienza accordatagli da alcuni storici come John Keegan e Hugh Trevor-Roper, fecero da contraltare le aspre critiche rivoltegli da John Lukacs, Walter Laqueur, Gitta Sereny, Martin Broszat, Lucy Dawidowicz, Gerard Fleming, Charles W. Sydnor e Eberhard Jäckel.
A
causa delle violente polemiche, il libro fu in Gran Bretagna uno dei
best-seller di carattere storico nell'anno della sua uscita. In una
successiva biografia sul feldmaresciallo Erwin Rommel (The Trail of the Fox, 1978), Irving si scagliò contro gli autori dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944,
definendoli "traditori", "codardi" e "manipolatori", giustificando
completamente la successiva imponente ondata di violenza scatenata da
Hitler, nella quale trovò la morte anche Rommel.
Nel 1981 Irving
pubblicò un libro sulla rivolta ungherese del 1956 (Uprising!), dallo scrittore inglese considerata principalmente "una rivolta antigiudaica", a causa del fatto che il regime comunista
- per Irving - di fatto era dominato da esponenti ebrei. Il libro venne
aspramente criticato, anche a causa di una caratteristica tipica
dell'autore, già individuata anche per i suoi precedenti studi: la
trattazione assai disinvolta delle fonti, spesso manipolate o
addirittura soppresse.
È dal 1988 che Irving iniziò ad esprimersi in senso apertamente negazionista: se nella prima edizione de La guerra di Hitler si poteva leggere in una nota "Io
non posso accettare l'idea (...) che non esista nessun documento
firmato da Hitler, Himmler o Heydrich che parli dello sterminio degli
ebrei", questa frase venne in seguito espunta e già a partire dalla
metà degli anni ottanta Irving si avvicinò alle associazioni
negazioniste, partecipando come relatore a pubblici incontri di partiti
dell'estrema destra tedesca come il Deutsche Volksunion e propugnando l'unificazione di tutti i movimenti neonazisti britannici in un partito chiamato "Focus". Nel 1988, Irving testimoniò a favore del neonazista e negazionista canadese Ernst Zündel,
affermando in seguito che Zündel l'aveva convinto del fatto che
l'Olocausto non ebbe mai luogo. Dopo il processo, Irving pubblicò in
Gran Bretagna il cosiddetto "Rapporto Leuchter": uno studio che
pretendeva di dimostrare attraverso una serie di analisi chimiche ed
ingegneristiche l'inesistenza delle camere a gas ad Auschwitz e Majdanek.
A cominciare dall'inizio degli anni novanta, Irving sviluppò ulteriormente la sua teoria esposta ne La guerra di Hitler:
visto che non si trovava un ordine scritto del dittatore, non solo ciò
significava che egli non sapeva nulla, ma che l'Olocausto stesso non
aveva avuto luogo. Perciò nell'edizione del libro del 1991, Irving
eliminò ogni passaggio che si riferisse ai campi di sterminio tedeschi. A
tutto ciò, Irving aggiunse una lunga serie di conferenze e discorsi
pubblici, nei quali sempre più si scagliò contro la "menzogna
dell'Olocausto", considerando tutta la questione un modo per "avere
delle buone compensazioni in denaro" da parte degli ebrei.
Contemporaneamente, le espressioni razziste ed antisemite divennero
sempre più frequenti ed esplicite.
La successiva causa intentata da Irving contro Deborah Lipstadt, che in un suo libro aveva definito Irving "negazionista" (denier) e "falsificatore" (falsifier),
accusandolo di aver falsificato le fonti o di averle deliberatamente
ignorate qualora non si attagliassero con i suoi pregiudizi, si risolse
in un vero e proprio disastro per Irving. Riconosciuta la fondatezza
delle espressioni utilizzate dalla Lipstadt, nonché il fatto che Irving
fosse un antisemita, un razzista e un estremista di destra che promuoveva il neonazismo ("he
is an active Holocaust denier; (...) he is anti-Semitic and racist,
(...) he associates with right-wing extremists who promote neo-Nazism"),
il giudice rigettò la causa. I libri di Irving vennero analizzati passo
per passo, evidenziandone le molteplici storture e di conseguenza
persero ogni valenza di scientificità. Irving - che aveva speso delle
somme ingenti per impostare la causa - venne travolto anche
finanziariamente, dovendo dichiarare bancarotta nel 2002.
Dopo l'arresto e il carcere, Irving ha parzialmente ritrattato il suo negazionismo.[3]
Cos'è il Negazionismo
L’Olocausto
è uno dei periodi storici meglio documentati. Il termine ?Negazionismo?
si riferisce ai vari tentativi di negare la realtà ormai comprovata del
genocidio degli Ebrei europei ad opera dei Nazisti. Tra gli argomenti
comunemente sostenuti dal Negazionismo vi sono quello che l’assassinio
di circa sei milioni di Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale non sia
mai avvenuto; che, inoltre, non vi sia prova di una politica o
intenzione ufficiale espressa dai Nazisti di sterminare gli Ebrei; e,
infine, che le camere a gas nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau
non siano mai esistite.
Un’evoluzione più recente di queste
teorie è rappresentata dal tentativo di distorcere gli eventi
dell’Olocausto, piuttosto che negarli. Tra le distorsioni più comuni vi è
quella secondo la quale la cifra di sei milioni di morti tra gli Ebrei
non sia che un’esagerazione; una seconda distorsione sositiene che le
morti nei campi di concentramento siano state il risultato di malattie o
di malnutrizione e non di una politica consapevole di genocidio;
infine, che il diario di Anna Frank sia un falso.
La negazione e
la distorsione dei fatti dell’Olocausto sono generalmente motivati
dall’odio nei confronti degli Ebrei e da essi deriva l’accusa che
l’Olocausto sia stato inventato o esagerato dagli Ebrei stessi, come
parte di un complotto più ampio per favorire i loro interessi. Questa
visione si fonda su stereotipi antisemiti di vecchia data, sulla base
dei quali gli Ebrei sono stati ripetutamente accusati di essere al
centro di una cospirazione per giungere al dominio del mondo intero;
accuse odiose che ebbero però un ruolo fondamentale nel preparare il
terreno all’Olocausto.
La Costituzione degli Stati Uniti
d'America garantisce la libertà d’espressione; perciò, negli Stati Uniti
negare la verità dell’Olocausto o diffondere posizioni basate sull’odio
e sull’antisemitismo non è un reato, a meno che non ne scaturisca una
concreta e immediata minaccia di atti violenti. Molti altri paesi - in
particolare in Europa dove l’Olocausto ebbe luogo - hanno invece
approvato leggi che rendono illegali sia la negazione dell’Olocausto sia
l’espressione dell’odio razziale.
Nella lista che segue
abbiamo riportato, in ordine cronologico, alcuni dei momenti chiave
nello sviluppo delle teorie negazioniste.
1942-1944: Per nascondere il massacro degli Ebrei europei, i Tedeschi e i loro alleati, in un’operazione chiamata Aktion 1005,
cercano di distruggere le prove delle fosse comuni a Belzec, Sobibor e
Treblinka e in migliaia di altri luoghi - in tutta la Polonia occupata
dai Tedeschi, in Unione Sovietica, e in Serbia (inclusa Babi Yar) - dove
erano avvenute fucilazioni di massa.
1943: In un discorso rivolto ai generali delle SS a Poznan, Heinrich Himmler, Comandante delle SS (Schutzstaffel; Squadre di Sicurezza) del Reich (Reichsf?hrer)
sottolinea che le uccisioni di massa degli Ebrei europei devono
rimanere segrete e non devono essere documentate o registrate in alcun
modo.
1955: Willis Carto fonda a Washington D.C. un gruppo di
estrema destra che diventerà molto influente e sarà poi conosciuto come
la Lobby della Libertà. Guidata da Carto fino al
2001, quando andrà in
bancarotta, la Lobby della Libertà sostiene l’idea di una nazione
americana ?pura? dal punto di vista razziale, e accusa gli Ebrei di
essere i responsabili di tutti i problemi che affliggono il mondo in
generale e gli Stati Uniti in particolare. Nel 1969 la Lobby della
Libertà comincia a pubblicare opere che negano l’Olocausto.
1959: La pubblicazione antisemita Cross and the Flag,
(La Croce e la Bandiera), scritta dall’Americano Gerald L.K. Smith,
ministro di una congregazione religiosa, sostiene che i sei milioni di
Ebrei ritenuti morti durante l’Olocausto siano invece emigrati negli
Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.
1964: Paul Rassinier, un comunista francese che era stato internato dai Nazisti, pubblica The Drama of European Jewry, (Il Dramma degli Ebrei Europei) nel quale sostiene che le camere a gas siano un’invenzione dell’?establishment sionista?
1966-67: Lo storico americano Harry Elmer Barnes pubblica alcuni articoli nel periodico libertario Rampart Journal
sostenendo che gli Alleati, con l'intento di giustificare una guerra
d’aggressione contro le potenze dell’Asse, abbiano sovrastimato le
atrocità compiute dai Nazisti.
1969: La Noontide Press, una consociata della Lobby della Libertà, pubblica un libro intitolato The Myth of the Six Million. (Il Mito dei Sei Milioni)
1973: Austin J. App, professore di Letteratura Inglese all’Università
La Salle di Philadelphia, pubblica un volumetto dal titolo The Six Million Swindle: Blackmailing the German People for Hard Marks with Fabricated Corpses.
(La Truffa dei Sei Milioni: il Ricatto ai Tedeschi con Cadaveri
Fabbricati ad Arte). L’opuscolo diventerà la base di molti futuri
tentativi di negare l’Olocausto.
1976: Arthur R. Butz, professore di Ingegneria alla Northwestern University, pubblica The Hoax of the Twentieth Century: The Case Against the Presumed Extermination of European Jewry
(La Truffa del Ventesimo Secolo: il Caso contro il Presunto Sterminio
degli Ebrei Europei). Butz è il primo negazionista a utilizzare un
preteso rigore accademico per nascondere la falsità di ciò che sostiene.
L’Università risponde dichiarando che la posizione di Butz costituisce
una vergogna per tutta l’università.
1977: Ernst Zündel,
cittadino tedesco residente in Canada, fonda la casa editrice Samisdat
che pubblica opere neonaziste, alcune delle quali negano l’Olocausto.
Nel 1985 il governo canadese incrimina Zündel per aver diffuso
informazioni che sapeva essere false.
1977: David Irving pubblica Hitler's War
(La Guerra di Hitler) dove sostiene che Hitler non avesse mai né
ordinato né tantomeno consentito il genocidio degli Ebrei europei. Per
dare legittimità alle proprie tesi, Irving fa un uso distorto sia delle
prove storiche che dei metodi di ricerca universalmente accettati dalla
comunità accademica.
1978: William David McCalden (anche
conosciuto come Lewis Brandon) e Willis Carto fondano l’Istituto di
Revisione Storica (IRS) in California, che pubblica materiali
negazionisti e sponsorizza conferenze sullo stesso tema. L’IRS traveste
da ricerche accademiche legittime i suoi messaggi razzisti e dettati
dall’odio.
1981: Un tribunale francese riconosce colpevole del
reato di incitamento all’odio e alla discriminazione Robert Faurisson,
un professore di letteratura, per aver definito l’Olocausto una ?bugia
storica?.
1984: In un caso diventato una pietra miliare, un
tribunale canadese riconosce colpevole James Keegstra, insegnante delle
scuole pubbliche, del reato di ?incitamento volontario all’odio contro
un gruppo sociale chiaramente identificabile? per aver negato
l’Olocausto e sostenuto posizioni antisemite di fronte agli studenti che
frequentavano il suo corso di Studi Sociali.
1986: L’otto luglio il Parlamento Israeliano approva una legge che rende illegale la negazione dell’Olocausto.
1987:
Il californiano Bradley Smith fonda il Comitato per un Dibattito Aperto
sull’Olocausto. Nei primi anni ’90 l’organizzazione di Smith pubblica
articoli e annunci pubblicitari a tutta pagina in più di una dozzina di
giornali universitari americani, tutti con il titolo ?La storia
dell’Olocausto: Quanto di essa è falsa? La necessità di un dibattito
aperto.? La campagna orchestrata da Smith rende più indefiniti i limiti
che separano lo sfruttamento dell’odio dalla libertà di espressione.
1987:
Jean Marie Le Pen, leader del partito francese di estrema destra Fronte
Nazionale, sostiene che le camere a gas siano state solo un ?dettaglio?
nel vasto panorama della Seconda Guerra Mondiale. Le Pen si candiderà
poi alle elezioni presidenziali in Francia nel 1988 arrivando quarto per
numero di preferenze ottenute.
1987: Lo scrittore Ahmed Rabi,
svedese di origine marocchina, comincia le trasmissioni di radio Islam,
che ha base in Svezia. La stazione descrive l’Olocausto come
un’invenzione ebraico-sionista. Più tardi, Radio Islam pubblicherà sul
proprio sito web i Protocolli degli Anziani di Sion, Mein Kampf e altri testi antisemiti.
1988:
Dietro richiesta di Ernst Zündel, Fred Leuchter (autoproclamatosi
esperto di metodi di esecuzione) si reca nel centro di sterminio di
Auschwitz e più tardi scrive il Rapporto Leuchter: An Engineering Report on the Alleged Execution Gas Chambers at Auschwitz, Birkenau and Majdanek, Poland
(Il Rapporto Leuchter: Relazione Ingegneristica sulle Presunte
Esecuzioni nelle Camere a Gas di Auschwitz, Birkenau e Majdanek, in
Polonia) che verrà usato dai Negazionisti per creare il dubbio che le
camere a gas non siano mai state usate nelle uccisioni di massa.
1990:
Quando l’Illinois diventa il primo stato a rendere obbligatorio
inserire l’Olocausto nei programmi scolastici delle scuole pubbliche,
Ingeborg e Safet Sarich protestano pubblicamente ritirando da scuola la
propria figlia tredicenne e inviando poi 6.000 lettere a pubblici
ufficiali, studiosi, giornalisti e sopravvissuti all’Olocausto nelle
quali attaccano le prove storiche definendole solo “voci ed
esagerazioni”.
1990: Il Governo Francese emana la Legge Gayssot
che rende illegale mettere in dubbio sia l’esistenza che la portata dei
crimini contro l’umanità (così come vengono definiti dallo Statuto di
Londra del 1945). Questo provvedimento rappresenta il primo, approvato
in Europa, che mette esplicitamente fuori legge la negazione
dell’Olocausto.
1989: David Duke, sostenitore della supremazia
della razza bianca, vince un posto al senato dello Stato della
Louisiana. Duke venderà poi opere negazioniste direttamente dal suo
ufficio al senato.
1990: Nel corso del processo dello stato del
Massachusetts contro Fred Leuchter viene rivelato che Leuchter non aveva
mai conseguito la laurea in ingegneria o alcun altro titolo. Leuchter,
inoltre, ammette di non avere nessuna preparazione specifica in
biologia, tossicologia o chimica, tutte materie cruciali per il suo
rapporto del 1988, Leuchter Report, spesso citato come prova da coloro che negano l’Olocausto.
1990:
Un tribunale svedese condanna Ahmed Rami a sei mesi di carcere per
“istigazione all’odio” e revoca per un anno a Radio Islam la licenza di
trasmettere.
1991: L’Associazione degli Storici Americani, la più
antica di questa categoria di studiosi, rilascia la seguente
dichiarazione: “Nessuno storico serio può mettere in dubbio che
l’Olocausto abbia avuto luogo”.
2000: Un tribunale inglese
dichiara David Irving un “negazionista attivo”. Irving aveva citato in
tribunale la studiosa Deborah Lipstad, dell’Università americana Emory,
accusandola di calunnia per il suo testo Il Negazionismo: un Crescente attacco alla Verità e alla Memoria, pubblicato nel 1993.
2005:
In un discorso trasmesso in diretta alla televisione il 14 dicembre, il
Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad definisce l’Olocausto un “mito”
2006: Il governo iraniano sponsorizza una riunione di
negazionisti a Teheran, dal titolo “Revisione dell’Olocausto: una
visione globale”, e cerca di spacciarla per una conferenza di studiosi.
2007:
Il 26 gennaio le Nazioni Unite adottano una risoluzione che condanna la
negazione dell’Olocausto. L’Assemblea Generale dichiara il Negazionismo
“equivalente all’approvazione del genocidio in ogni sua forma”.
2007: L’Unione Europea approva una legge che rende la negazione dell’Olocausto un crimine punibile con il carcere.
2009:
L’inglese Richard Williamson, arcivescovo della Chiesa Cattolica, nega
l’esistenza delle camere a gas e minimizza le dimensioni delle uccisioni
avvenute durante l’Olocausto. Alla fine il Vaticano imporrà a
Williamson di ritrattare la dichiarazione.
2010: In febbraio,
Bradley Smith pubblica su Internet il suo primo annuncio pubblicitario
contro l’Olocausto, sul sito web del giornale dell’Università del
Wisconsin, Badger Herald. Il Web - grazie alla facilità di
accesso e distribuzione, alla sua presunta autorevolezza e all’apparente
anonimità di cui godono gli utenti - è diventato il canale principale
per la diffusione della negazione dell’Olocausto.
Il termine neonazismo è usato in riferimento ai movimenti sociali o politici intenti a far rivivere il nazismo, successivi alla seconda guerra mondiale.
Poiché nell'immaginario collettivo, e anche all'interno dei vari ordinamenti giuridici, il nazismo è considerato un'ideologia da condannare, tali movimenti non usano i termini neonazismo o neofascismo per descrivere se stessi.
Gli ideali e gli atteggiamenti adottati dai gruppi neonazisti possono variare: spesso annoverano l'apologia di Adolf Hitler, l'uso dei simboli della Germania nazista (come la svastica), manifestazioni di antisemitismo e anche di razzismo, in particolare verso gli stranieri.
Nel mondo
Stati Uniti d'America
Dopo la seconda guerra mondiale il movimento neonazista ha avuto una certa diffusione negli Stati Uniti d'America, dove nel febbraio del 1959 fu fondato l'American Nazi Party (ANP), guidato da George Lincoln Rockwell, che ne rimase a capo fino al suo assassinio avvenuto nel 1967.
Il neonazismo americano presenta alcune peculiarità rispetto al nazismo
originale: ovviamente non sostiene la superiorità della razza ariana, ma in generale della razza bianca. Inoltre all'antisemitismo il nazismo americano unisce l'odio per i neri.
Un'altra organizzazione neonazista americana è Aryan Nation, fondata nell'Idaho negli anni settanta da Richard Girnt Butler. Questo gruppo, è marcatamente cristiano e antisemita, e i suoi adepti hanno come motto "White Power", potere bianco.
Ci
sono anche altri gruppi neonazisti negli USA, con nomi e
caratteristiche diverse ma tutti simili nell'ideologia. Spesso accanto a
questi gruppi viene messo anche il Ku Klux Klan, che ha collaborato in vari periodi con i gruppi neonazisti statunitensi con i quali condivide il razzismo
verso la popolazione di colore. Nel corso degli anni i gruppi
neonazisti si sono resi protagonisti di manifestazioni e "marce" su
alcune città americane, che sono state osteggiate dai cittadini.
La più
famosa fu quella su Skokie, in Illinois,
cittadina abitata da una nutrita comunità ebraica, che fu impedita
dalla forte reazione della popolazione. I nazisti americani sono
ritenuti colpevoli di alcuni omicidi politici, perlopiù a danno di israeliti o afroamericani.
Questi gruppi comunque rimangono esigue minoranze nella politica
americana e non hanno alcun potere sulla scena politica nazionale.
Partiti dichiaratamente neonazisti