Se la condanna unanime della comunità internazionale nei confronti dello "Stato islamico", chiamato ormai da tutti Isis, è un coro che canta all'unisono, non lo è invece indubbiamente nella definizione di una exit strategydella crisi siriana. Nonostante la risoluzione di pace varata da poco dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dovrebbe servire per traghettare la nazione a nuove elezioni (dove però non si è parlato in alcun modo del futuro che attende il regime di Bashar Al Assad) gli interessi internazionali sul futuro della terra di Damasco restano troppo divergenti, soprattutto quelli tra Russia, Iran, Stati Uniti e Paesi limitrofi come Turchia e Arabia Saudita.
E non dimentichiamo anche i territori occupati dall'Isis in Iraq, letteralmente gonfi di petrolio che fanno gola come un gustoso barattolo di marmellata e su cui non sarà facile attenuare gli interessi stranieri anche sul futuro di tutti gli iracheni.
Ma accanto a tutto questo vi è stato chi in maniera ricorrente ha paragonato la nascita dell' Isis al Nazismo, invocando contro di esso un intervento armato internazionale, come avvenne durante il secondo conflitto bellico mondiale che rase al suolo non solo il regime Nazista presente in Germania ma anche le folli ambizioni di dominio millenarie del Terzo Reich. Una nuova guerra globale contro il terrore, compreso un intervento di truppe via terra, da intraprendere con il sostegno delle comunità internazionale e che rimpiazzerebbe i soli raid aerei russi e francesi compiuti sino ad ora (da molti ritenuti totalmente effimeri ed inefficaci).
Il leitmotiv ricorrente è quasi sempre lo stesso, quello di affermare che se non si fosse intervenuti militarmente in tutta Europa avremmo avuto ancora oggi il Nazismo, con i suoi crimini, le sue nefandezze ed i suoi lager. Un accostamento che può sembrare chiaro e lineare, soprattutto se teniamo conto che sia i nazisti quanto i fondamentalisti islamici hanno provocato morte e distruzione dimostrando un'immane ferocia nella loro insana e squilibrata ideologia.
Se riflettiamo bene, però, ci possiamo accorgere di come l'Isis e la Germania nazista siano due fenomeni totalmente diversi, frutto di una nascita e di un'evoluzione che non sono affatto paragonabili tra loro. Non solo per la lunghissima distanza temporale intercorsa tra entrambi ( il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, fondato nel 1920 e salito al potere nel 1933, l'Isis nato sotto altro nome nel 1999 e giunto agli albori della sua dominazione nel 2014) ma anche per dei fatti concreti ed oggettivi che possiamo qui elencare:
1) Innanzitutto la presenza dei famigerati Foreign Fighters. L'Isis è imbottita sino collo di combattenti stranieri, che provengono da svariate zone del pianeta e che hanno visto nello Stato islamico il proprio riferimento politico-religioso. Il nazismo fu invece un fenomeno prettamente tedesco. Nella Germania nazista non vi erano combattenti stranieri, ma sia l'esercito quanto i gangli vitali delle Stato erano composti da soli tedeschi.
2) Per la sua espansione il Nazismo non ha avuto bisogno di scatenare alcuna guerra o occupazione. L'ascesa al potere di Adolf Hitler, culminata il 30 Gennaio 1933 con la sua nomina a cancelliere del Reich (un anno dopo divenne il Fuhrer, il capo unico ed indiscusso), ha sigillato l'ascesa al potere nazista in tutta la Germania senza sparare neanche un colpo. Su come sia stato possibile, lo racconta benissimo William Sheridan Allen nel suo saggio "Come si diventa nazisti". L'Isis ha invece conquistato il territorio che ora occupa con la violenza e spargendo terrore, utilizzando la forza delle armi.
3) Il Nazismo è stato un fenomeno prettamente tedesco e non vi sono state, come nel caso dell'Isis, ingerenze straniere nella sua formazione, nella sua organizzazione e, soprattutto, nel suo finanziamento economico e militare.
4) La Germania, dopo la fine della tirannia del Terzo Reich, scelse la via della democrazia rappresentativa, in quanto essa si trovata in Europa,dove già da molto tempo l'influenza dei valori democratici era già viva in Paesi importanti ed influenti come la Francia e la Gran Bretagna. Il futuro tedesco venne quindi deciso dai valori politici strettamente europei (cosa che del resto accadde anche in Italia e successivamente negli anni a venire in Spagna e Portogallo quando uscirono anch'esse da due dittature).
L'Isis, invece, è presente nel cuore del Medio Oriente, dove i valori della democrazia rappresentativa sono inesistenti. Per questo la liberazione dei territori occupati dai fondamentalisti islamici non significherebbe in alcun modo traghettarli verso i nostri tanto decantati valori democratici.
Oltre a questo, è necessario sottolineare come i nazisti si erano resi protagonisti di un genocidio per motivi strettamente razziali mentre nello Stato islamico i massacri e le uccisioni di massa seguono una direttrice meramente religiosa. È vero che molto spesso accostare i due fenomeni ed identificarli a causa dei loro crimini e delle loro brutalità è molto facile e spontaneo.
Ma spesso non vengono tenute nella debita considerazione le differenzi culturali, sociali e politiche tra quello che era stato il regime Nazista e la natura basata sul radicalismo islamico dell'Isis, che sono differenze molto sostanziali tra di loro.
Per questo un massiccio intervento militare in Medio Oriente non significherebbe in alcun modo restituire alla popolazione vessata sino ad oggi dall'occupazione dei fondamentalisti islamici un futuro di libertà e partecipazione democratica.
La soluzione potrebbe solo passare tra un obbligato compromesso in seno alla comunità internazionale, che riesca a disegnare un serio progetto politico per la ricostruzione dell' intera regione (cosa che non è stata fatta, ad esempio, per la Libia).
Ma forse sarebbe meglio capire bene tutto questo in fretta, prima di correre il rischio di impantanarsi in una guerra che provocherebbe solo l'ennesimo ed inutile olocausto di sangue e morte da ricordare a caratteri cubitali nei libri di storia.
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