LINK PARTITA : https://youtu.be/jsnMLt6te7s
Partita del secolo (in tedesco: Jahrhundertspiel, in spagnolo: Partido del siglo, in Inglese: Game of the Century) è il termine con cui ci si riferisce all'incontro di semifinale del Mondiale di Messico 1970 che si tenne il 17 giugno 1970 allo stadio Azteca di Città del Messico tra le nazionali di Italia e Germania Ovest, vinto dagli azzurri per 4-3.
Qualche velo di polemica era stato alzato da Gianni Rivera
sulla pressione che i giornalisti esercitavano sulla Nazionale,
colpevoli, secondo lui, delle sconfitte del '62 e del '66 e del tiepido
inizio nei mondiali messicani[1].
In primis, gli italiani non avevano entusiasmato nel girone
eliminatorio; pur finendo primi, erano riusciti a racimolare solamente
una vittoria, 1-0 contro la Svezia, e due pareggi a reti inviolate, contro l'Uruguay e soprattutto contro l'esordiente Israele;
in realtà in quest'ultima partita l'Italia aveva segnato (con
Domenghini e Riva) due reti, giudicate regolari dai commentatori ma
annullate dall'arbitro, il brasiliano Vieira de Moraes, su segnalazione
di un guardalinee etiope (fra l'altro, questa fu l'ultima partita
commentata dal celebre telecronista Nicolò Carosio
a causa di presunte sue affermazioni, poi smentite negli anni, di un
giudizio di carattere razzista nei confronti del guardalinee, che
comportò l'allontanamento definitivo di Carosio dalle telecronache).[2] Questo aspetto passò però in secondo piano quando gli azzurri sconfissero i padroni di casa del Messico per 4-1 nei quarti di finale.
Partita del secolo
Partita del secolo | |
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Dettagli evento | |
Competizione | Campionato mondiale di calcio 1970 |
Data | 17 giugno 1970 |
Città | Città del Messico |
Impianto di gioco | Stadio Azteca |
Spettatori | 102 444 |
Risultato | |
Italia 4 |
Germania Ovest 3 |
1-1 dopo i tempi regolamentari | |
Arbitro | Arturo Yamasaki |
«Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani!» |
(Nando Martellini dopo il gol del 4-3 di Gianni Rivera.) |
Partita del secolo (in tedesco: Jahrhundertspiel, in spagnolo: Partido del siglo, in Inglese: Game of the Century) è il termine con cui ci si riferisce all'incontro di semifinale del Mondiale di Messico 1970 che si tenne il 17 giugno 1970 allo stadio Azteca di Città del Messico tra le nazionali di Italia e Germania Ovest, vinto dagli azzurri per 4-3.
Indice
Antefatti
La polemica che più di ogni altra minava la tranquillità dei ragazzi del CT Ferruccio Valcareggi, e che esploderà dopo la finale, era però quella della famosa "staffetta" tra l'interista Sandro Mazzola e il milanista Gianni Rivera, Pallone d'oro 1969[3][4].
La Germania Ovest si presentava all'Azteca fiduciosa: stravinto il girone eliminatorio, era riuscita nei quarti in un'impresa ottima, ribaltando nei tempi supplementari contro i campioni in carica dell'Inghilterra lo 0-2 con cui i britannici conducevano fino a venti minuti dalla fine (fu anche la prima vittoria in assoluto dei tedeschi sugli inglesi). I teutonici scesero così in campo, il 17 giugno, da favoriti.
La partita
La partita ha inizio alle ore 16:00 di mercoledì 17 giugno 1970 presso lo Stadio Azteca di Città del Messico, a circa 2.200 m d'altitudine e sotto la direzione dell'arbitro peruviano Arturo Yamasaki. Le due Nazionali sono arrivate in semifinale attraverso percorsi differenti: l'Italia, Campione d'Europa uscente, nella fase eliminatoria ha racimolato una sola vittoria contro la Svezia, grazie all'1-0 siglato al 10' da Angelo Domenghini, e due pareggi a reti inviolate contro Uruguay e l'esordiente Israele, chiudendo al primo posto il proprio girone, mentre ai quarti si è facilmente sbarazzata dei padroni di casa del Messico con un perentorio 4-1. La Germania, invece, è reduce da tre vittorie consecutive nella prima fase eliminatoria contro Marocco (2-1), Bulgaria (5-2) e Perù (3-1) e successivamente nei quarti di finale elimina i quotati campioni del mondo in carica dell'Inghilterra, i quali cedono solo ai tempi supplementari al 108' con rete del solito Gerd Muller (3-2) che poi risulterà essere alla fine del torneo il capocannoniere con ben 10 reti. Il calcio d'inizio è affidato alla Nazionale di Ferruccio Valcareggi, che già dal primo minuto inizia a tessere la sua ragnatela di passaggi, in modo tale da stancare l'avversario, scongiurare i tentativi di attacco e preservare il possesso palla. La partita si sblocca all'8' minuto di gioco: al termine di una bella combinazione con Gigi Riva, Roberto Boninsegna, appena ricevuto il pallone, viene prontamente accerchiato dal reparto difensivo tedesco, che non può nulla contro il potente tiro dalla distanza di Boninsegna, che col sinistro batte il portiere Sepp Maier dal limite dell'area. Per i seguenti ottanta minuti l'Italia giocò una partita difensiva, tenendo sulle spine i tedeschi con alcuni insidiosi contropiede. Il portiere italiano Enrico Albertosi, al 89', salvò il risultato deviando un pericoloso colpo di testa di Uwe Seeler.[5] Fu però il milanista Karl-Heinz Schnellinger, al suo primo e unico gol in quarantasette partite con la nazionale, a portare la gara in parità due minuti e mezzo oltre i tempi regolamentari. La cosa, contrariamente a quanto succede oggi, a quei tempi era più unica che rara; infatti praticamente in quasi tutte le partite gli arbitri fischiavano la fine allo scadere del 90º minuto. Questo spiega la delusione e lo sconcerto del telecronista Nando Martellini che al fischio finale dei tempi regolamentari disse al microfono: Questo Yamasaki! Due minuti e mezzo dopo la fine del tempo regolamentare!
Iniziarono così i tempi supplementari che, per la straordinaria densità di emozioni offerte, entrarono nella storia: al gol di Gerd Müller al 94', abile a sfruttare un errato tocco della difesa italiana dopo un debole colpo di testa di Uwe Seeler, rispose un difensore azzurro, Tarcisio Burgnich (al suo secondo e ultimo gol in nazionale in sessantasei partite), su un errore difensivo tedesco. L'Italia, un minuto prima della fine del primo tempo supplementare, passò addirittura in vantaggio, con uno straordinario assolo di Riva in contropiede.
Beckenbauer, a seguito di un infortunio che gli causò la lussazione di una spalla, restò stoicamente in campo - in quanto la Germania Ovest aveva già effettuato le due sostituzioni consentite dal regolamento dell'epoca - giocando con un braccio fasciato lungo il corpo, fino alla fine dei supplementari. Al quinto minuto del secondo tempo supplementare, la Germania Ovest trovò il pareggio. Il colpo di testa di Seeler su un pallone proveniente da un calcio d'angolo sembrò indirizzare la palla fuori, ma Müller intervenne di testa, trovando uno spiraglio tra Rivera (piazzato sulla linea di porta) e il palo. Albertosi non nascose affatto il suo rincrescimento nei confronti di Rivera, conscio che quell'errore poteva rivelarsi fondamentale per le sorti della gara.
Fu un'azione corale, a riportare dopo appena sessanta secondi l'Italia in vantaggio: palla rimessa in gioco dal centro campo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier. Finì 4-3; l'Italia dopo trentadue anni era in finale del mondiale e per tutta la notte, nelle piazze italiane, l'impresa fu festeggiata come la vittoria del campionato stesso in attesa della finale vera e propria. In Germania Ovest invece la gente non prese bene la sconfitta: dopo la partita ci furono diversi episodi di caccia all'italiano e molte macchine a loro appartenenti furono date alle fiamme dai tifosi tedeschi inferociti. Fu una notte particolarmente difficile per le forze dell'ordine, tanto che, in occasione del successivo incontro tra Italia e Germania Ovest per la finale del mondiale del 1982, la polizia tedesca si organizzò attivandosi ai massimi livelli e con il massimo scrupolo per evitare il ripetersi dei disordini della notte del 1970.
Le critiche
Sul piano dell'impatto culturale, Italia-Germania Ovest può a buon diritto essere considerata una delle partite più emozionanti ed influenti nella storia del calcio professionistico. Amata dalla gente, che rimase incollata ai televisori fino a tarda notte per seguirla, suscitò disapprovazione tra i cosiddetti "puristi" della disciplina, che assistettero all'assoluto annullamento della tattica in favore dell'agonismo più puro. Uno di essi fu il notissimo giornalista Gianni Brera, che così commentò l'incontro, subito dopo la partita:«I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimenti. Ben sette gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato [...] Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l'infarto, non per scherzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l'aspetto tecnico-tattico. Sotto l'aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan). I tedeschi meritano l'onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2). L'idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po' meno allegra che nell'amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va tolto dalla difesa. Io non ce l'ho affatto con il biondo e gentile Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro che Rivera ha propiziato nel secondo tempo?» |
(Gianni Brera, Il Giorno, 18 giugno 1970[6]) |
«Le troiane Porte Scee e la porta di Maier si confondono nel cervello stranito di tutti.» |
(Gianni Brera, Storia critica del calcio italiano) |
«L'eco dell'avvenimento fu enorme. I tifosi messicani decisero su due piedi di murare una lapide all'esterno dello Stadio Azteca per eternare una partita che aveva esaltato il gusto latino-americano per lo spettacolo e la battaglia. Un banchiere italiano, che seguiva la partita per televisione a Montevideo, cadde fulminato da un infarto. In Italia oltre trenta milioni di appassionati (...) rimasero incollati davanti al video, sebbene fosse mezzanotte passata. Molti andarono a coricarsi, sconsolati, quando Schnellinger aprì il fuoco nei tempi supplementari, ma alla rete di Burgnich un urlo lanciato in centinaia di case (...) e l'esito finale della pugna spinsero migliaia di appassionati nelle strade e nelle piazze...» |
(Antonio Ghirelli, Storia del calcio in Italia) |
Tabellino
Città del Messico 17 giugno 1970, ore 16 HDC | Italia | 4 – 3 (d.t.s.) referto | Germania Ovest | Estadio Azteca (102 444 spett.)
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Fumetti
La partita del secolo appare omaggiata anche nella storia "Topolino e il collezionista di stelle" apparsa su Topolino 3082.Note
- ^ Giulio Accatino, "Troppe parole sulla Nazionale", in La Stampa, 28 maggio 1970, p. 18.
- ^ Massimo De Luca, E Carosio non disse mai «quel negro…» al guardalinee etiope, in www.corriere.it.
- ^ Scopigno: "Fuori squadra tutti e due", in La Stampa, 28 giugno 1970, p. 18.
- ^ Mazzola: "Stavo bene ma giusto anche per Rivera", in La Gazzetta dello Sport, 19 giugno 1970, p. 1.
- ^ Paolo Bertoldi, Boninsegna (8'), Schnellinger al 92' poi Mueller, Burgnich, Riva, Rivera, in La Stampa, 18 giugno 1970, p. 16.
- ^ Gianni Brera, Italia-Germania 4-3, in Il Giorno, 18 giugno 1970.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Italia-Germania 4-3 scritta da Gianni Brera, su corriere.it.