Gennaio del 1895, pochi mesi prima
che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente
chiamiamo Cinema, nel cortile dell'École Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell'esercito francese, presenzia alla pubblica
condanna e all'umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un
capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici
tedeschi. Al disonore segue l'esilio e la sentenza condanna il traditore
ad essere confinato sull'isola del Diavolo, nella Guyana francese. Il
caso sembra archiviato. Picquart guadagna la promozione a capo della
Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che
aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che
il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato. Da
uomo d'onore quale è si pone la giusta domanda: Dreyfus è davvero
colpevole?
Roman Polanski mette le sue doti
di Maestro del Cinema al servizio di una vicenda che, in tempi come
quelli presenti, merita una rivisitazione.
Il cinema se ne era già occupato in passato. Sia con Emilio Zola di William Dieterle nel 1937 (film che colpì il giovanissimo Roman) e, successivamente, con L'affare Dreyfus di José Ferrer
del 1957.Il film purtroppo ha innescato diverse polemiche scaturite
dall'intervista che il regista ha rilasciato per il pressbook che ha
accompagnato il film alla 76.ma Mostra del Cinema di Venezia. In quelle
dichiarazioni Polanski dice di aver potuto comprendere meglio la storia
che stava portando sullo schermo a causa delle accuse false che gli
vengono periodicamente lanciate. Questo ha provocato reazioni di diversa
natura che hanno rischiato di offuscare il valore intrinseco del film.
Perché L'Ufficiale e la Spia si colloca nella categoria delle opere di impianto classico che trovano la via del grande schermo nel momento storicamente giusto. È sicuramente vero che il regista e il suo co-sceneggiatore Robert Harris lavorano da anni su questa idea ma è ora che è indispensabile mostrare, con un film capace di arrivare al grande pubblico, come il Potere sia in grado di costruire falsificazioni capaci di resistere a lungo e di sconvolgere vite.
Viviamo in tempi in cui la memoria collettiva è quotidianamente insidiata da una valanga di news tra cui è sempre più difficile distinguere le vere dalle fake. Attraverso la persona di Picquart (magistralmente interpretato da Dujardin) Polanski ci ricorda come siano necessari uomini che siano capaci di andare al di là delle proprie convinzioni (il colonnello non amava gli ebrei) quando si trovano di fronte a un'ingiustizia che diviene tanto più palese quanto più chi la sta perpetrando fa muro perché non ne emergano le falsificazioni.
Perché L'Ufficiale e la Spia si colloca nella categoria delle opere di impianto classico che trovano la via del grande schermo nel momento storicamente giusto. È sicuramente vero che il regista e il suo co-sceneggiatore Robert Harris lavorano da anni su questa idea ma è ora che è indispensabile mostrare, con un film capace di arrivare al grande pubblico, come il Potere sia in grado di costruire falsificazioni capaci di resistere a lungo e di sconvolgere vite.
Viviamo in tempi in cui la memoria collettiva è quotidianamente insidiata da una valanga di news tra cui è sempre più difficile distinguere le vere dalle fake. Attraverso la persona di Picquart (magistralmente interpretato da Dujardin) Polanski ci ricorda come siano necessari uomini che siano capaci di andare al di là delle proprie convinzioni (il colonnello non amava gli ebrei) quando si trovano di fronte a un'ingiustizia che diviene tanto più palese quanto più chi la sta perpetrando fa muro perché non ne emergano le falsificazioni.
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