Nella località di Campotizzoro, nel 1910, per volere di Luigi Orlando
sorse uno stabilimento di munizioni belliche che di lì a poco avrebbe
costituito la fortuna del paese. La S.M.I. (Società Metallurgica
Italiana), diventò subito una grande risorsa, fornendo impiego a tutti
gli abitanti della montagna e facendo rifiorire la località, dove si
sviluppò un nucleo urbano al servizio dell’azienda e dei suoi
dipendenti.
In previsione della Seconda Guerra Mondiale, furono
costruiti dei rifugi antiaerei ad una profondità di 20 metri, che in
caso di attacchi o bombardamenti avrebbero salvato gli operai e gli
abitanti della zona. Il bunker sotterraneo, lungo circa 3,5 km, infatti,
avrebbe potuto ospitare fino a 6000 persone per un periodo di 6 mesi.
Il museo, gestito dall’Istituto di Ricerche Storiche e Archeologiche,
permette ai i visitatori di immedesimarsi in una realtà a noi
fortunatamente distante: il tetro percorso sotterraneo riproduce il
contesto di vita drammatico che gli operai e le loro famiglie dovettero
sopportare durante la guerra, ma è anche un ammirevole esempio dei
numerosi benefici apportati dalla S.M.I. al paese di Campotizzoro.
L’iniziativa ripercorre i fatti storici legati all’attivazione della
Linea Gotica nel 1944 nella zona della montagna pistoiese. Albert
Kesserling, comandante generale tedesco e feldmaresciallo, fu impegnato
presso Campo Tizzoro per supervisionare la produzione di munizionamento
per le truppe. Pochi conoscono i fatti e gli episodi che legarono la
presenza tedesca nel territorio della montagna pistoiese fra l’estate e
l’autunno del 1944. Il museo, con la ricostruzione storica
cerca di ripercorrere quei momenti salienti che interessarono la
montagna pistoiese e la fabbrica S.M.I., quando il direttore dello
stabilimento nel ’44 era Kurt Kayser Orlando, mandato dalla direzione a
sovrintendere la produzione. Orlando si oppose fermamente al tentativo
di deportazione di tecnici specializzati per i bunker factory di Gardone
ad opera del generale tedesco. Vengono ripercorsi i momenti cruciali e
drammatici fra la presenza dei tedeschi e l’arrivo dei partigiani che
liberarono la fabbrica nel ’44. Proprio nelle gallerie della S.M.I uno
dei momenti salienti dell’iniziativa è la ricostruzione storica
dell’ingresso dei partigiani che vi accedono per liberare la fabbrica,
con l’ausilio e la collaborazione dei familiari degli operai della S.M.I
sfollati, che pernottavano nei rifugi antiaerei.
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