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domenica 9 marzo 2014

Film e storia : 300 l'alba di un impero (battaglia di Capo Artemisio)







Il film racconta gli eventi avvenuti durante la battaglia di Capo Artemisio tra Greci e Persiani, svoltasi negli stessi giorni della battaglia delle Termopili. Fra i protagonisti della trama vi sono lo stratego ateniese Temistocle e la regina di Caria Artemisia I, alleata di Serse I di Persia.La Battaglia di Capo Artemisio fu una battaglia navale che deve essere considerata come il fronte marino della battaglia delle Termopili, perché gli avvenimenti di una condizionavano le scelte dell'altra. La battaglia fu combattuta tra la flotta delle città-stato greche ed i Persiani, durante quella che viene definita la seconda guerra persiana.



Antecedenti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerre persiane e Seconda guerra persiana.
Nel 485 a.C. al persiano Dario I succedette Serse I. Il figlio decise di vendicare la sconfitta paterna subita contro i Greci a Maratona e organizzò subito una nuova spedizione. Serse affidò al generale Mardonio la costruzione di un ponte di barche sull'Ellesponto per traghettare l'esercito e l'apertura di un canale a nord del monte Athos per la flotta (Canale di Serse); curò inoltre l'organizzazione del vettovagliamento dell'esercito. Si trattava sicuramente di una spedizione più vasta ed organizzata della precedente organizzata dal padre. La flotta giunse ben presto presso il golfo Termaico, dove Serse I poté prendere atto delle alleanze su cui poteva fare affidamento in Grecia. Di fronte al pericolo i rappresentanti delle poleis greche si riunirono presso l'istmo di Corinto (481 a.C.) e decisero di costituire un'alleanza difensiva, conosciuta come lega panellenica.

Preparativi

Secondo i dati presenti in Erodoto, i Greci schieravano una flotta di 271 navi (triremi), più nove pentecòntori (7 dei locresi e 2 provenienti da Ceo), così suddivise:
Città Numero di triremi
Atene 127[1]
Corinto 40
Megara 20
Calcide 20[2]
Egina 18
Sicione 12
Sparta 10
Epidauro 8
Eretria 7
Trezene 5
Styra 2
Ceo 2
Totale 271
Gli Spartani pretesero il comando supremo della flotta e gli Ateniesi, per tenere unite le forze li accontentarono, permettendo che la flotta fosse condotta dallo spartano Euribiade (le navi ateniesi erano però comandate da Temistocle). La flotta greca prese quindi posizione sulla punta settentrionale dell'isola di Eubea, presso Alpeni, vicino a un santuario di Artemide.
La flotta dei Persiani, sempre secondo Erodoto, era invece formata da 1207 triremi così suddivise:
Città Numero di triremi
Fenicia e Siria 300
Egitto 200
Cipro 150
Cilicia 100
Ionia 100
Ellesponto 100
Caria 70
Eolide 60
Licia 50
Dori d’Asia 30
Panfilia 30
Isole dell'Egeo 17
Totale 1207
Oltre a queste vi erano secondo Erodoto altre navi (oltre 3000 pentecòntori, trieconteri, navi vedette e da trasporto ecc.), per un totale di circa 250.000 uomini. A capo della flotta vennero posti: Artemisia I di Caria, Ariabigne e Achemene, figli di Dario, Pressaspe e Megabazo. Ariabigne comandava i contingenti ionico e cario, Achemene il contingente egizio, gli altri due il resto dell'armata.
Quasi sicuramente il numero di navi persiane indicato da Erodoto è esagerato, e durante la battaglia del capo Artemisio i Persiani poterono probabilmente schierare una flotta di circa 500 navi (la flotta persiana aveva anche subito perdite a causa di una precedente tempesta).

La battaglia


Trireme greca


 
Artemisia, l'unica donna al comando di cinque navi persiane contro i greci.

 

La tattica imposta dagli ateniesi prevedeva di trattenere i nemici via terra alle Termopili e di dare battaglia via mare, permettendo alle poleis di allestire un più vasto esercito e all'isola di Eubea di venir evacuata. I Persiani nel frattempo, avevano mandato 200 navi a circumnavigare l’isola, sperando di poter prendere i Greci alle spalle e intrappolarli nello stretto. Ma i Greci vennero presto informati di questo da Scillia di Scione, un disertore persiano e decidono di attaccare in anticipo la flotta principale prima di cadere nell'accerchiamento.
« Gli altri soldati di Serse e i comandanti, vedendoli attaccare con poche navi, li giudicarono pazzi completi e si spinsero verso il largo persuasi di catturarli facilmente, un'aspettativa senz'altro ragionevole, giacché vedevano che le navi greche erano poche mentre le loro erano superiori di numero e tenevano meglio il mare. Convinti di questo, le circondarono. [...] I Greci al primo segnale opposero ai barbari le prue e accostarono una all'altra le poppe; poi al secondo segnale passarono all'attacco, benché fossero chiusi in poco spazio e schierati faccia a faccia. Catturarono allora trenta navi barbare. »
(Erodoto, Storie VIII, 10-11)
La flotta persiana decise allora di ritirarsi per la notte.
Intanto le 200 navi persiane che stavano facendo il periplo di Eubea, incontrarono una violenta tempesta che le scaraventò contro gli scogli distruggendole. Il giorno seguente arrivarono 53 navi ateniesi in aiuto, insieme alla notizia dell’affondamento delle 200 navi persiane. Venne quindi deciso di portare un nuovo attacco alla flotta persiana, ma non accadde nulla di determinante e solo alcune navi della Cilicia furono affondate dai Greci.
Il terzo giorno (l’11 agosto secondo la tradizione) i Persiani passarono al contrattacco formando un semicerchio nel tentativo d'intrappolare la flotta greca fuori dall’Artemisio. Questa fu una mossa errata, in quanto le grandi e lente navi persiane non potevano manovrare nello stretto e una grande parte della flotta persiana fu distrutta dalle più piccole e agili navi greche. Fra i nemici si distinse la divisione degli egiziani, che catturarono cinque navi greche complete di equipaggio, mentre da parte greca l’ateniese Clinia, padre di Alcibiade, affondò da solo, al comando della propria nave e di duecento uomini, moltissime navi persiane. Tuttavia, anche la flotta greca subì ingenti perdite; secondo le annotazioni di Erodoto, circa la metà della flotta ateniese fu distrutta o danneggiata pesantemente.

 Conclusione

I Greci stavano allora discutendo se ritirarsi o meno, quando giunse la notizia che Leonida era morto e i Persiani si riversavano verso Atene. Subito venne dato l’ordine di ritirarsi e la flotta si diresse verso sud, lungo il litorale di Eubea. Durante la ritirata, Temistocle lasciò messaggi per i contingenti ionici della flotta persiana, esortandoli a tradire i Persiani per la causa greca. Nel frattempo i Persiani saccheggiarono Artemisio e gli ateniesi, guidati da Temistocle, si diressero verso l’isola di Salamina prima che Serse catturasse la città di Atene. Un mese dopo verrà combattuta la decisiva battaglia di Salamina.
Anche se si ritiene, quasi all'unanimità, che la battaglia all'Artemisio si sia conclusa senza vincitori né vinti, i Persiani persero sicuramente molte più navi degli alleati greci.

domenica 23 febbraio 2014

Film e storia : Pompei

Eruzione del Vesuvio a Pompei, 79 d.C., ricostruzione digitale.

L'ennesimo film sulla distruzione di Pompei nel 79 d.C. ad opera del vulcano Vesuvio narra la vicissitudini di quei fatti. Un errore però appare nel film; la maggior parte degli abitanti morirono soffocati per i gas tossici che si sprigionarono dai flussi piroclastici e non da questi ultimi che si fermarono all'inizio della città.

 
MYSTERIUM

 Eruzione di Pompei del 79 d. C.

 

Pompei il 24 agosto del 79 d. C.

 
Locandina del film
 
 
 
il Vesuvio prima del 79 in un affresco di PompeiL'eruzione del 79 d.C è senza dubbio la più nota eruzione del Vesuvio e forse la più nota eruzione vulcanica della storia. Questa è stata descritta da Plinio il Giovane in due famose lettere a Tacito, che costituiscono dei preziosi documenti per la vulcanologia (vedi le "Testimonianze storiche"). Nelle lettere egli racconta della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito da Miseno con una nave per portare soccorso ad alcuni amici. Da qui la denominazione di eruzione pliniana per questo tipo di fenomeno particolarmente violento e distruttivo.
In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici sorgevano alcune fiorenti città, che si erano sviluppate grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi. Nel 62 d.C. l'area vesuviana fu colpita da un forte terremoto, che provocò il crollo di molti edifici e produsse danni anche a Nocera e a Napoli. All'epoca non fu ipotizzata alcuna relazione tra il terremoto e la natura vulcanica dell'area.
Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere.
 
 L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto con l'apertura del condotto a seguito di una serie di esplosioni derivanti dall'immediata volatizzazione dell'acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.
 
 
calchi 
 
Questa fase dell'eruzione si protrasse fino all'incirca alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti. Approfittando nella notte di una apparente pausa nell'attività eruttiva, molte persone fecero ritorno alle case che erano state lasciate incustodite. Ma furono sorprese nella mattinata dalla ripresa dell'attività durante la quale si verificò il collasso completo della colonna eruttiva, che determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione totale dell'area di Ercolano, Pompei e Stabia.
Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti, mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.





Gaio Plinio Cecilio Secondo (Como, 61 – dopo il 113) è stato uno scrittore e senatore romano, detto Plinio il Giovane per distinguerlo dall'omonimo zio Plinio il Vecchio. Fu lui a descrivere accuratamente gli effetti dell'eruzione in quel giorno.