Da qualunque lato la si osservi, si capisce al primo sguardo per quale ragione piazza del Duomo sia considerata una delle più belle d’Italia. Serena nelle atmosfere, è cinta da architetture di eleganza ordinata e monumentale, edifici che fanno gioco allo slancio del campanile, leggerissimo in altezza, per il fiorire di logge e loggette. Nei pomeriggi d’estate e nelle notti d’inverno, l’orologio fabbricato nel 1905 dalla ditta Cesare Fontana non manca di conferire alla piazza una parvenza vagamente metafisica. Insediata in origine dai romani, che proprio in questo luogo si stabilirono nel II secolo a.C., la piazza ha assunto poi il ruolo di fulcro delle attività religiose, politiche e sociali della città, ed ancora oggi costituisce il cuore della vita dei pistoiesi, che la vivono come sito privilegiato per incontrarsi: qui hanno sede, infatti, tutte le principali manifestazioni culturali e folkloristiche cittadine, oltre al mercato settimanale, che viene fatto risalire addirittura al 998. Ma una delle caratteristiche più affascinanti di questo luogo risiede nella commistione di arte e natura che esso rappresenta: aldilà dei monumenti del centro storico è possibile ammirare le colline ed i monti dell’Appennino, che circondano la città e la cui presenza ha fortemente contraddistinto la vita locale fin dal Medioevo. 

Pistoia si trova, infatti, a pochi chilometri di distanza dai più importanti tracciati del pellegrinaggio medioevale, i quali collegavano l’ovest ed il nord-ovest europeo a Roma; in particolare, la città esercitò una particolare influenza su quanti percorrevano l’itinerario verso il santuario spagnolo di Santiago de Compostela e la via Francigena. Proprio San Jacopo, del resto, è il Santo Patrono della città; dunque un percorso volto alla conoscenza della storia e della cultura dell’intero territorio può essere fatto iniziare proprio dal luogo a partire da cui, nel Medioevo, molti pellegrini intraprendevano il cosiddetto «camino di Sant’Jago».

Dentro la Cattedrale di San Zeno, infatti, è custodita una reliquia del Santo, all’interno di un imponente altare d’argento considerato uno dei vertici dell’oreficeria gotica italiana; impossibile qui elencare le innumerevoli testimonianze artistiche site all’interno del Duomo, mentre è d’obbligo fare cenno alla duecentesca croce dipinta da Coppo di Marcovaldo e Salerno di Coppo, recentemente restaurata per mano di Alfio Del Serra, pistoiese che ha dedicato la vita al risanamento di opere d’arte dal valore inestimabile e che per venti anni ha lavorato in esclusiva per la Galleria degli Uffizi di Firenze: «L’arte del periodo alto medioevale – sostiene – è ritenuta fondamentale per la civiltà europea, e Pistoia ha una quantità enorme di testimonianze di quel periodo, sparse in luoghi diversi della città; in particolare, Coppo di Marcovaldo può essere considerato per la pittura ciò che Nicola Pisano nel Duecento è stato in ambito scultoreo». Attualmente Del Serra è impegnato nel recupero della seicentesca «Resurrezione» dell’Allori.


Uscendo dalla cattedrale e dando le spalle alla sua torre campanaria, ci si scopre circondati da architetture di rara bellezza; dall’adiacente Palazzo dei Vescovi, edificio costruito forse più di mille anni fa e che ora è il risultato delle numerose manipolazioni compiute nel corso dei secoli, all’eleganza dell’ottagonale Battistero di San Giovanni in Corte, progettato originariamente da Andrea Pisano e considerato una delle massime espressioni del gotico toscano: l’esterno dell’edificio è interamente rivestito di marmo bianco e verde ed è impreziosito dalla presenza di tre portali decorati con bassorilievi e capitelli scolpiti, mentre all’interno il fonte battesimale, realizzato da Lanfranco da Como nel 1226, costituisce la testimonianza più antica della struttura originaria. Altre costruzioni rappresentanti il potere politico, civile e giudiziario nella piazza si contendono lo spazio con quelli a sfondo religioso: tra essi predomina senz’altro la mole del Palazzo comunale o degli Anziani, noto anche come Palazzo di Giano, perché tradizionalmente ritenuto opera della volontà di Giano della Bella, podestà della città alla fine del Duecento. Se il cortile, in cui oggi si fa ammirare il «Miracolo» di Marino Marini, fa parte del nucleo originario dell’edificio, non così la quinta arcata esterna, frutto di un ampliamento successivo e che in effetti appare leggermente differente dalle altre. Ma la facciata in pietra arenaria del palazzo è capace di suscitare la curiosità dell’osservatore per altri motivi: essa riporta, oltre allo stemma centrale dei Medici, molte insegne di epoca medioevale; tra queste la testa di marmo nero sormontata da una mazza in ferro, che taluni identificano con il ritratto del traditore della città Filippo Tedici. Proprio di fronte al Palazzo comunale sorge il Palazzo pretorio, sede del tribunale cittadino: costruito nel XIV secolo per ampliare la residenza del podestà, il suo aspetto medioevale è in realtà dovuto soprattutto ad un restauro eseguito nell’Ottocento, ed anche molte delle decorazioni presenti nella suggestiva corte interna sono state realizzate in quel periodo. L’ultimo lato della piazza, infine, è occupato da edifici più recenti: al secolo scorso risale quello che oggi è il Palazzo del governo, mentre di origine settecentesca è Palazzo Bracciolini, attualmente sede di un importante istituto di credito.

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Giulia Gonfiantini