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domenica 2 giugno 2019

Ciclismo : Giro D'Italia - Ricordando l'eterna sfida tra Bartali e Coppi

Siamo alla tappa numero 21 del Giro d'Italia. Ricordi dei due campioni Bartali e Coppi. La nazione si divise in sostenitori dell'uno o dell'altro ciclista.


varesenews.it

Bartali, l'eterno rivale

Redazione Varese News
 
È il 1940, la guerra è alle porte, in gennaio comincia la distribuzione delle tessere annonarie per ricevere i prodotti di consumo razionati. Il regime emana il divieto di ballare in pubblico, i locali notturni vengono chiusi, la musica americana proibita, a cominciare dal jazz. Nelle sale cinematografiche spopolano i film musicali nei quali vengono lanciate canzoni ancora oggi note. In tutte le case risuona la voce di Beniamino Gigli che canta "Mamma" di Guido Brignone. Addio Lucky Stricke, addio Marlboro, addio Camel e Chesterfield. Con la tessera si possono acquistare solo sigarette italiane e tedesche.
Però c’è ancora tempo per un ultimo sussulto sportivo prima del grande botto. Si corre il XXVIII Giro d’Italia. Un ragazzo smilzo, timido, di appena vent’anni, con un fisico all’apparenza gracile, con un naso troppo grande e poco aerodinamico è alla testa del gruppo variopinto. La sua maglia biancoceleste e la sua Bianchi sfidano i grandi campioni. Fausto Coppi da Castellania, classe 1919, vincerà al suo esordio il Giro d’Italia. È l’inizio di una grande storia sportiva ed umana che segnerà un intero periodo del Bel Paese. Il suo destino è scritto. Fausto Coppi è un campione, anzi è il "campionissimo". La miracolosa agilità della sua pedalata farà di lui il corridore più grande di ogni tempo. Nemmeno cinque anni di interruzione a causa della guerra riusciranno a fermarlo. Dopo il Giro del ’40, verranno quelli del ’47, ’49, ’52 e ’53. Vincerà due Tour de France, cinque Giri di Lombardia, tre Milano-Sanremo, un Mondiale e stabilirà anche il record dell’ora.

Finita la guerra l’Italia sogna la ricostruzione e i dollari del piano Marshall, l’accoppiata De Sica-Zavattini fa commuovere gli Italiani con "Sciuscià" e "Ladri di biciclette", la voce di Mario Ferretti racconta l’infinita sfida sportiva tra Coppi e Bartali che ancora oggi divide gli sportivi. Già il Ginettaccio toscano. Con quel «naso triste come una salita e quegli occhi allegri da italiano in gita», Gino Bartali è l’antagonista principale del grande Fausto.
I due campioni sono uno l’opposto dell’altro per carattere, per stile e soprattutto per pedalata. Manlio Cancogni, cronista dell’epoca e tifoso di Bartali, così descrive una delle tante sfide tra i due ciclisti: «…l’apparizione di Coppi ci aveva tolto il fiato. Togliere il fiato è un modo di dire convenzionale; ma nel caso rispondeva perfettamente alla realtà. Vedendo avanzare quella sagoma potente, avevo provato un vuoto allo stomaco, e come se una mano estranea avesse sospeso le mie facoltà vitali. Sono impressioni come questa che creano la passione sportiva, e, nella gente d’animo semplice, il fanatismo per il personaggio che ne è la causa… Gli inseguitori, quando arrivarono, mi fecero un’impressione pietosa…la muta di cani arrancava agli ordini di Bartali che ora strepitava come un ossesso lanciando i suoi uomini sulle tracce del fuggitivo. Bartali non era affatto bello a vedersi. Sotto i colpi scomposti delle sue gambe storte e muscolose, la bicicletta sussultava e pareva spezzarsi. I suoi strilli ferivano l’udito».
La corsa del "campionissimo" termina il 2 gennaio del 1960 alle 8 e 45 all’ospedale di Tortona, in seguito ad un’ infezione malarica probabilmente contratta nell’Alto Volta durante una battuta di caccia.
(foto: Coppi e Bartali © 2000 Omega Fotocronache)

sabato 1 giugno 2019

Inno nazionale di calcio italiana : Da me a te (Claudio Baglioni)


Speriamo di ritornare nell'Olimpo delle grandi squadre come lo eravamo nel 1970 (vedere La partita del secolo). Se così fosse in caso di qualificazione UEFA EURO 2020 e di ritorno nelle competizioni internazionali vedremo se qualcuno continuerà a sorridere. Ai posteri l'ardua sentenza.

C'erano altri come noi
Le storie della storia
Di polvere e di gloria
Uomini come noi...
Ci furono degli altri poi
Storie senza una storia
Vite senza memoria
Uomini e non eroi...
Prendimi le mani
Parla pi che sai
Giura che domani tu ci sarai...
Dammi le tue mani
E ti porter
Pi lontano che potr...
Ci sono altri come noi
All'alba di ogni storia
Tra pace e sparatoria
Uomini come noi...
Stringimi le braccia
Dimmi chi eri tu
La tua faccia non mi lasci mai pi...
Aprimi le braccia
E ci lascer
Tutto quello che io ho...


Un azzurro lungo un sogno
Che ci ha fatto vivere
Come un urlo in mezzo al cielo
Vola e va
Da me a te...
E altri ancora come noi
Saranno nuova storia
Di resa e di vittoria
Uomini e forse eroi...
Toccami sul cuore
Spiegami com'
Che si nasce vive e muore perch...
Tienimi nel cuore
E sapr cos
Che vivr per sempre l...
Un azzurro lungo un sogno
Che ci ha fatto vivere
Come un urlo in mezzo al cielo
Vola e va
Da me a te...
Quell'azzurro lungo un sogno
Vola e va
Da me a te
 
it.wikipedia.org

Da me a te (brano musicale)


ArtistaClaudio Baglioni
Autore/iClaudio Baglioni
GenerePop
Pubblicazione
IncisioneDa me a te
Data1998
Durata6 min : 00 s
«Un azzurro lungo un sogno / che ci ha fatto vivere / come un urlo in mezzo al cielo / vola e va da me a te.»
Da me a te è un brano del 1998 scritto e interpretato da Claudio Baglioni, estratto dall'omonimo album e celebrativo del centesimo anniversario della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Il brano

Nel novembre 1997 l'allora presidente della FIGC, Luciano Nizzola, invitò Baglioni a comporre un inno per l'imminente centenario dell'organizzazione, che sarebbe stato toccato nei primi mesi dell'anno seguente. Il 22 aprile 1998, prima dell'amichevole tra Italia e Paraguay allo stadio Ennio Tardini di Parma, venne quindi presentato Da me a te, un brano nato dall'idea dello stesso cantautore di raccontare «la storia della nazionale come storia di un Paese: errori e meriti, ferite e gioie, sconfitte e vittorie».[1] Il testo ripercorre proprio il lato umano ed emotivo dell'epopea sportiva degli azzurri, dalle imprese degli allora tre mondiali vinti alle disfatte di competizioni internazionali disputate in modo anonimo; un modo di porsi esplicitato già nell'incipit: «C'erano altri come noi / le storie della storia / di polvere e di gloria / uomini come noi».

Video musicale

Nel videoclip del brano, Baglioni esegue Da me a te al pianoforte, al centro di uno stadio Olimpico di Roma illuminato a giorno ma completamente vuoto. A ciò si mescolano le immagini di un anziano signore, il quale, durante una partitella fra bambini, si trova a ricordare alcuni momenti della sua lunga esistenza, tutti vissuti sullo sfondo delle gesta della nazionale italiana.