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giovedì 25 aprile 2019

25 aprile festa della Liberazione - Fischia il Vento


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Fischia il vento

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«Fischia il vento e infuria la bufera
scarpe rotte eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir»
(Felice Cascione, Fischia il vento, 1943)
Fischia il vento è una celebre canzone partigiana italiana su aria russa, il cui testo era stato scritto dal giovane poeta e medico ligure, neolaureato a Bologna prima dell'8 settembre 1943, Felice Cascione. La melodia che fu poi utilizzata durante la Resistenza è quella della famosa canzone popolare sovietica Katjuša, composta nel 1938 da Matvej Blanter e Michail Isakovskij.[1]

Storia

La canzone fu diffusa dopo l'8 settembre 1943 tra l'alta valle di Andora - Stellanello in località Passu du Beu alle spalle del Pizzo d'Evigno e successivamente sopra Curenna, nel Casone dei Crovi, nell'alta Valle di Albenga, dove era accampata la squadra partigiana comandata dal giovane medico ligure Felice Cascione. In quel momento non esistevano ancora canzoni partigiane e si cantavano quindi vecchi canti socialisti e comunisti: L'Internazionale, La guardia rossa, Bandiera rossa o la canzone di origine anarchica Addio Lugano Bella, trasformata in Addio Imperia Bella, Vieni o maggio (o Canzone del maggio), sull'aria del Nabucco. Sul cippo eretto in memoria della medaglia d'oro Felice Cascione a Fontane di Alto, una lapide porta la strofa finale del canto Vieni o Maggio.
«date fiori al ribelle caduto con lo sguardo rivolto all'aurora al vegliardo che lotta e lavora al veggente poeta che muor»
Alla squadra partigiana comandata da Felice Cascione si aggiunse Giacomo Sibilla, nome di battaglia Ivan, reduce dalla campagna di Russia, ove era incorporato nel 2º Reggimento Genio Pontieri. Nella regione del Don, Ivan aveva fatto conoscenza con prigionieri e ragazze russe, e da loro imparò la canzone Katjuša. Ivan la portò nella mente con sé in Italia, e al Passu du Beu ne abbozzò alcuni versi insieme a Vittorio Rubicone, Vittorio il Biondo. A questo punto intervenne il comandante Cascione. Con Silvano Alterisio, detto Vassili, e altri compagni vennero adattati sull'aria russa i versi scritti da Felice poco tempo prima, mentre si stava laureando nella Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna. Di recente è stato ritrovato il casone nel comune di Stellanello dove u Megu e i suoi compagni iniziarono la stesura del celebre testo.

Esordio

La canzone fu cantata per la prima volta a Curenna, frazione di Vendone, nel Natale 1943, ma fu diffusa ufficialmente ad Alto, nella piazza di fronte alla chiesa, il giorno dell'Epifania 1944). Tre settimane dopo Felice Cascione fu ucciso in battaglia dai nazifascisti, e la sua squadra da quel momento portò il suo nome. Subito dopo, questo nucleo partigiano si ingrandì, e anche il ventenne Italo Calvino, abitante a Sanremo, si arruolò in quel gruppo, con nome di battaglia Santiago, dato che era nato a Cuba nel paesello avanero di Santiago de las Vegas. In seguito Fischia il vento divenne l'inno ufficiale delle Brigate Partigiane Garibaldi[2].
Nel testo originale il verso "eppur bisogna andar" era in realtà, "eppur bisogna ardir",come documentato nel libro di Giorgio Pagano, dal titolo ripreso dal verso originale[3].

Successo ed importanza

Il professore Francesco Biga, direttore scientifico dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea[4] della Provincia di Imperia, ha scritto due testi dedicati alla Medaglia d'Oro Felice Cascione e sulla sua canzone immortale. Si parla di ciò anche nella Storia della Resistenza Imperiese 1ª Zona Liguria di Carlo Rubaudo, il cui capitolo 9 viene riservato alle canzoni partigiane della zona.
Fischia il vento, oltre ad essere l'inno ufficiale di tutte le Brigate Partigiane Garibaldi, viene indicata dallo storico Roberto Battaglia nella Storia della Resistenza come la canzone più nota e più importante nella lotta italiana di Liberazione.

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