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domenica 26 maggio 2024

Giù le mani dalla Chiesa | Mauro Biglino con Elisabetta Soro

 
Il Papa ha negato! A cosa ha detto di no? Ha rifiutato di concedere alle donne il permesso di celebrare un ministero. Non possono e non devono essere loro concesse, per così dire, la sacralità della liturgia. È noto che esiste, ad esempio nella Messa, la liturgia della parola e la liturgia del sacrificio, e quindi il Papa prosegue, la Chiesa prosegue - chiaramente la Chiesa Cattolica - nel suo atteggiamento verso le donne. Tuttavia, la situazione è assai complessa, specialmente per le religioni monoteistiche, poiché il rapporto con il femminile ha sempre rappresentato un problema: è stato argomento di dibattiti, nella migliore delle ipotesi, o, come si vede in alcuni casi, è realmente causa di azioni dalle conseguenze drammatiche, come spesso sentiamo dai media. Ciò che vogliamo presentarvi oggi, ciò che mi interessa e interessa a me e Elisabetta, è che questa complessità era già presente nelle origini della religione giudaico-cristiana, in relazione a ciò che possiamo definire liturgia della parola, ovvero la preghiera, e la presenza femminile. Attualmente esistono diverse correnti dell'Ebraismo: l'Ebraismo ortodosso, l'Ebraismo riformato e l'Ebraismo conservatore, ognuna con una propria posizione riguardo la liturgia della parola. Per liturgia della parola intendo: abbiamo già discusso della preghiera più importante dell'ebraismo, lo "Shema Israel", ovvero "Ascolta Israele", che si trova nel capitolo 6 del Deuteronomio, e fin dall'inizio si discuteva se le donne dovessero recitarlo, se avessero gli stessi doveri degli uomini, e persino quale dovesse essere la posizione della donna mentre un uomo recita lo "Shema". 
Le discussioni, in realtà, iniziavano ancor prima riguardo l'orario in cui si doveva recitare questa preghiera, poiché nel Deuteronomio è scritto: la reciterai quando ti alzerai e quando ti coricherai.

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